Storia- Le Vie d’Italia, Aprile 1949


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Le Vie d'Italia, Aprile 1949

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IL BACO DA SETA – R. GRANDORI 1936 – Agricoltura


IL BACO DA SETA – R. GRANDORI 1936

Ramo Editoriale Degli Agricoltori – Roma

Biblioteca Per L’insegnamento Agrario Professionale

1936

Il Baco da Seta 1936 Copertina e IV
Il Baco da Seta – 1936

Dal seguente link, la citazione sottostante

LA COLTIVAZIONE DEL BACO DA SETA A BOLOGNA

Questo verme, chiamato anche flugello o verme da seta, allorché è arrivato alla giusta grandezza, viene dalla grossezza di una penna di cigno, e di 2 once di lunghezza. Chiamasi semenza le uova.. le semenze di Spagna, Bologna e di Bergamo sono le migliori, quando non se ne potessero avere di quelle di Sicilia… Quando nasce il feto, grosso come una semenza di papavero, tiene colore grigio ed a misura si ingrandisce e si allunga, diviene sempre più chiaro di colore e dopo quattro differenti mutazioni, nelle quali si cangia di pelle, viene al suo colore naturale, che è bianchiccio un po’ tirante al giallo. Consiste il suo nutrimento in foglie di gelso bianco, che gli si somministrano più volte al giorno, finché lavora nel suo bozzolo. Egli è di estrema delicatezza, e i cattivi odori, lo strepito grande, principalmente quello dei tuoni, l’umidità e il fiato delle persone che si avvicinano, sono bastevoli a farlo ammalare o morire. Sei settimane dopo il nascimento comincia a lavorare il suo bozzolo… allorché sono rinchiusi l’opra è finita, si mutano di natura e diventano farfalle. Per moltiplicarli ed averne la semenza si scelgono i pezzi più belli, tanti di maschi che di femmine, cosa che si riconosce dalla forma essendo quello del maschio meno liscio e puntito nelle due estremità e quello della femmina all’incontro puntito da una parte e rotondo dalla altra… -. Dopo questa bizzarra esposizione forse qualcuno ricorderà che fino a non troppo tempo fa, 30 o 40 anni al massimo, anche nelle nostre campagne la coltivazione del baco da seta era ancora diffusa; molte persone forse ricorderanno di stanze adibite a questa attività dove i bachi appena raccolti, venivano posti su erba secca e distesi nelle «arlén» (arelle) che erano grandi ripiani di canna sovrapposti, e qui nutriti con foglie di gelso fino alla loro maturità.

(«Nuovo Dizionario Scientifico» di Giovanni Francesco Pivati (1786)

 

 

Indice Il Baco da Seta 1936
INDICE

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Bologna capitale della seta

“A scuola riscopriamo Bologna città della seta, tra bachi ‘adottati’ in classe e camminate”

 

a seguire un post su:

La Calciocianamide 1926

La lettura – 1 ° Annata 1901 – Rivista Mensile del Corriere della Sera – Notte Insonne – Luigi Pirandello


LA LETTURA 1901 – 1° ANNO

Numeri dall'Aprile 1901 al Dicembre 1901

NOTTE INSONNE

I.

Io mi sento guardato da le stelle

e questa notte non posso dormire.

Mi par che qualche cosa esse, sorelle

maggiori, a questa Terra voglian dire

O sorgive di luci, la parola,

la parola tremenda del mistero

ditela a una vegliante anima sola

perduta in mezzo al vostro cielo nero.

II.

So che avrei di ciò ch’è in terra solo

occupar la mia mente e i desir miei;

ma tu più forte d’ogni intento sei,

ciel che l’anima mia rapisci a volo.

Tutte  le fonti della vita insieme

non avran mai potere di saziare

l’ardentissima sete, e sempre amare

avrò le labbra e vigile la speme,

ben che ognora delusa. O di basalto

funebre cielo, invano ti martella

il mio pensiero; invano si ribella

in terra, invano si rifugia in alto.

E l’antica paura, è l’appassito

istinto della fede, e questa nuova

smania, alla quale nessun tetto giova,

che mi spinge a cercar nell’infinito?

Io di qua giù, di questa terra breve,

di cui ben sento la viltà dinnanti

a te, che cerco? – Un suon di chiari canti

dal buio vien della vicina pieve.

Si prega lì, si prega per la vita

e per la morte: ardon votivi ceri

su un altar ben parato e gl’incensieri

fuman sotto un’immagine scolpita.

A chi menti la vita,  a chi la terra

non concessa una sola primavera,

a chi riposo non recò la sera,

ma il tempo, senza tregua, o insidie o guerra,

tu solamente, o ignoto ciel, rimani;

e a te su i sassi della terra infida

ogni dolore s’inginocchia e grida:

lacriman gli occhi e treman le mani.

III.

Alla porta del sogno in cui, riparo

a gli amor miei cercando, mi son chiuso,

siccome in un castello aurato e chiaro

qual le fate inalzarne avevano in uso,

batton le cure pallide,  impedite

le membra da un intrico di catene

“Il mondo ti reclama: apri. L’immite

ora ti vieta un solitario bene..;

batton, pregando esaudimento, i brevi

desideri, e tentandomi: E’ qua giù

la tua radice: se per lei non bevi,

cadrà la cima ove t’annidi tu,,;

e batton i bisogni, delle cure

ancor più schiavi: “Apri: sfuggir non puoi

al comun fato. Giù, folle, tu pure,

la tua catena a trascinar fra noi,,.

IV.

Le leggi a un palmo qui dal fango stanno:

corde livellatrici, a cui chi striscia

sfugge sotto e da cui chi non è biscia

ha d’inutili ceppi iroso affanno.

E neppur un capel torcono ai nani.

Il nano passa lieto: dalla rete

nelle sue voglie sobrie, discrete,

si tien protetto e si frega le mani.

Or  se con strappo di possente pieae

non ti sgombri il cammino alla più lesta,

o tu ti pieghi o mozza avrai la testa:

altrimenti qua giù non si procede.

Non tollerano ponti solo i mari;

su l’alpe eccelsa non s’erigon case,

o dalle nevi seppellite o rase

sono dalle tempeste aquilonari.

V.

L’anima or segue nella notte il fiume

che dal grembo di Roma già silente,

siccome enorme placido serpente,

svolgesi dalla Luna al freddo lume.

Chiama da lungi con assidua voce

il tenebroso palpitante mare;

l’anima pensa al vano suo passare,

s’affretta il fiume alla solvente foce.

LUIGI PIRANDELLO

Luigi Pirandello – La Lettura Novembre 1901

Il Romanzo Mensile – Agosto 1930 – Giacinto Innamorato Profumo – Illustrazione di LUCIO VENNA


Il Romanzo Mensile – Agosto 1930

La Signorina Dattilografa

di Marcello Idiers

La Signorina dattilografa di Marcello Idiers

§


VISIONI

Il mondo nel 2030

Lord Birkenhead, il ben noto uomo di stato inglese, ha pubblicato sotto il titolo “Il mondo nel 2030” una serie di bozzetti. Per lui, fra cent’anni , la telegrafia senza fili e la televisione stereoscopica avranno sconvolto completamente le consuetudini sociali. Nel 2030 gli oratori indicati da ogni partito politico potranno parlare ad ogni elettore in modo tanto efficace come ora al Parlamento. In venti minuti, una volta pronunciato l’ultimo discorso, sarà possibile conoscere e pubblicare la volontà d’una giuria nazionale su qualsiasi soggetto. Ma gli elettori avranno piacere di partecipare alle discussioni politiche? “Sì, – afferma Lord Birkenhead, – perché allora le macchine avranno fatto tale progresso che nelle officine si lavorerà soltanto sedici ore alla settimana, e ci sarà tempo a sufficienza per lo studio, la ricreazione e le occupazioni politiche.”

§


Illustrazione di Lucio Venna
Giacinto Innamorato Profumo

Splendida illustrazione in IV di copertina di LUCIO VENNA

Lucio Venna, pseudonimo di Giuseppe Landsmann, (Venezia, 28 dicembre 1897Firenze, 4 settembre 1974), è stato un pittore italiano, esponente del movimento futurista.

Periodo Cartellonistica

Nel 1922 l’artista ha già abbandonato la pittura; deluso e avvilito per le sorti del sogno futurista, ormai pressato dai venti del ritorno all’ordine, inizia a disegnare i primi cartelli pubblicitari sollecitato – sembra – dall’amico Emilio Notte. Rientra a Firenze ed apre uno studio pubblicitario in Borgo Albizi dedicandosi a tempo pieno all’arte cartellonistica. In quindici anni di lavoro (1922-1937) disegnerà un centinaio di manifesti e moltissime locandine; pieghevoli, copertine per riviste, calendari, numerosi marchi aziendali, ecc., apportando anche in questa attività l’esperienza futurista e trasferendola con una prestigiosa qualità creativa e formale nelle Creazioni Venna. Insieme ad altri protagonisti degli anni ’20, quali Sepo, Nizzoli, Depero, Cassandre, contribuirà al rinnovamento del cartellone pubblicitario europeo. Alla fine del 1937 interrompe il mestiere di cartellonista, riprendendolo solo occasionalmente negli anni successivi, per ritornare qualche anno dopo alla pittura. Fra il 1938 ed i primi anni Quaranta, Lucio Venna assume la direzione tecnico-artistica della “Scena Illustrata” (antica rivista fiorentina fondata da Pilade Pollazzi) e realizza una serie di copertine per il mensile e l’annuario dell’Almanacco e per alcuni libri. La ripresa della pittura è definitiva fino all’anno della sua scomparsa (avvenuta a Firenze il 4 settembre del 1974); ma l’ultimo ventennio dell’artista si concentrerà soprattutto sulle pietre e sugli zinchi litografici dello studio di piazza Savonarola e sulle lezioni cartellonistiche all’Istituto d’Arte fiorentino.

Link utili su LUCIO VENNA

OPERA FUTURISTA E OPERE INEDITE

http://www.fidolini.it/pdf/lucio_venna_10_disegni_inediti.pdf

http://www.fidolini.it/pdf/opera_futurista_di_lucio_venna.pdf

Ars et Labor – Aprile 1907


ARS ET LABOR

Splendida copertina con illustrazione Liberty di Malerba
GIAN EMILIO MALERBA
(Milano 1880 – 1926)
Frequentò l’Accademia di Brera come allievo di Giuseppe Mentessi e Cesare Tallone. A Brera fu spinto dal padre che faceva l’antiquario e che apprezzò le sue innate doti artistiche.
Fu noto più come pittore che come cartellonista e in questa attività non raggiunse livelli elevati di innovazione iconografica per la sua irrisolta propensione pittorica, che gli fece raggiungere solo raramente una efficace e sintetica carica comunicativa. Si accostò a Dudovich prendendolo ad esempio, e realizzò alcuni frontespizi illustrativi senza mordente e senza carisma comunicativo.
Come già accennato nella produzione di Villa, nei cartelloni di Malerba coesistono, talvolta fastidiosamente, restaggi realistici e chiaroscurali insieme a semplificazioni grafiche come ad esempio nei suoi manifesti per le biciclette Stucchi del 1902/03. Sempre per biciclette realizzò manifesti per la Marca Milano che risente del’austera iconografia e dell’esempio della cartamoneta, come è stato osservato da L.Scardino (Due Ruote, Cento Manifesti, 1985). Annoveriamo anche altri suoi manifesti noti quali “Birra San Marco – Venezia” , “Zolfi Poggi & Astengo”, “Il Nuovo Giornale”, “Circuit Aèrien” , “Amaro Felsina Ramazzotti”, “Adler Cycles – Ivrea”.
Ideò e Strutturò inoltre tre manifesti per Mele fra cui tutti ricorderanno quello raffigurante due nobildonne con un levriero e che lo distingueranno dalle sue consuete produzioni semplici e poco innovative.
Nel 1922 fu uno dei fondatori del gruppo Novecento, appoggiato da Margherita Sarfatti, ed in tale cerchia novecentista si esprimerà come mediocre pittore. I suoi dipinti verranno ricordati per le rappresentazioni di ambienti borghesi con moderni tagli fotografici ed un linguaggio iperrealista. Gli stampatori che lo accreditarono furono Ricordi, Chappuis, Armanino, Valcarenghi e la Tipografia Anonima Affissioni.
ARS ET LABOR
Rivista mensile Illustrata di Giulio Ricordi inaugura nel 1906, in occasione dell’Esposizione internazionale del Sempione
Per maggiori informazioni e riferimenti visitate il sito:
Collezione Personale

Il secolo XX – Ottobre 1920 – Dudovich


Illustrazione di Dudovich – tema con Elefante
rara illustrazione assente anche nel sito ufficiale.
Collezione Personale
Sarà tra il 1914 e il 1921 che Dudovich realizzò frontespizi illustrativi per la rivista mensile “Il Secolo XX” collaborando con i suoi amici di sempre ,. Cambellotti, Bompard, Sacchetti. La rivista trattò temi di attualità , moda, musica e itinerari geografici nonché novelle romanzate per le quali Dudovich provvederà alla loro illustrazione con pregevoli disegni in bianco e nero. Gli anni della paura tra il ’14 e il ‘18 saranno contrassegnati da frontespizi di carattere militare che dimostreranno l’abilità di Dudovich ad evolversi secondo gli eventi storici ed epocali del tempo.

Per maggiori informazioni e riferimenti visitate il sito: