CARDUCCI – LE RIME DI SAN MINIATO 1857 – ISTITUTO EDITORIALE MILANO


Collezione Personale

1857: A San Miniato, dove insegna presso il Ginnasio, pubblica il primo libro di poesie, le Rime.

CARDUCCI

Poeta e storico della letteratura italiana, editore di testi e filologo, critico militante, “istitutore” e organizzatore di attività culturali nell’Italia unita, Giosue Carducci è stato un vigoroso protagonista della società nostra del secondo Ottocento. Ne ripercorriamo la vicenda biografica e intellettuale dalla giovinezza vissuta in Toscana alla maturità trascorsa a Bologna, dove è rimasto profondo il segno del suo alto magistero.

STORIA E MEMORIA DI BOLOGNA

“Amo Bologna. […] L’amo per gli amori e i dolori, dei quali essa, la nobile città, mi serba i ricordi nelle sue contrade, mi serba la religione nella sua Certosa.” – Giosuè Carducci, 10 giugno 1888

RIME DI GIOSUE CARDUCCI

Le Rime di San Miniato

Fronte e Retro libretto “Le Rime di San Miniato” in pelle, 1857

ISTITUTO EDITORIALE ITALIANO

ISTITUTO EDITORIALE ITALIANO – RACCOLTA BREVIARI INTELLETTUALI

COSTRUIRE

Carducci e la Malinconia

LE RIME DI SAN MINIATO

LE RIME DI SAN MINIATO


AI SEPOLCRI DI SAN MINIATO – A ME STESSO
A FEBO APOLLO
A GIUSEPPE CHIARINI
CANTI

CAVALIERE DI VITTORIO VENETO – ORDINE


Cavalieri di Vittorio Veneto

Rinaldi AttilioRocchi Augusto i miei bisnonni

Medaglie, decorazioni e ordini cavallereschi italiani


Rinaldi Attilio

Rocchi Augusto, padre di Rocchi Sergio

Cenni storici

L’Ordine di Vittorio Veneto è stato istituito con Legge 18 marzo 1968, n. 263, (abrogata dal Decreto Legislativo del 15 marzo 2010, n. 66), per “esprimere la gratitudine della Nazione” a quanti, avendo combattuto per almeno sei mesi durante la prima guerra mondiale o precedenti conflitti, avessero conseguito la croce al merito di guerra.

Capo dell’Ordine, comprendente una sola classe di Cavalieri, è il Presidente della Repubblica; un Generale di Corpo d’Armata ne presiede il Consiglio, che provvede al vaglio delle domande avanzate dagli interessati.

All’onorificenza, concessa con Decreto del Capo dello Stato su proposta del Ministro della Difesa, corrisponde un esiguo assegno annuo, in favore di quei decorati che non godano di un reddito superiore al minimo imponibile.

Vedi link


NAPOLEONE I – RE D’ITALIA 1805 – BOLOGNA


NAPOLEONE I – RE D’ITALIA 1805 – BOLOGNA

https://www.storiaememoriadibologna.it/limperatore-napoleone-i-a-bologna-344-evento

Dopo la prima fugace comparsa in città avvenuta nel 1796, quando ancora era generale comandante dell’Armata francese in Italia, Napoleone Bonaparte tornò a Bologna in veste ufficiale dal 21 al 25 giugno 1805, quando ormai era divenuto Imperatore e Re d’Italia. Il solenne ingresso da Porta San Felice, la memorabile cavalcata a San Michele in Bosco, la grandiosa parata militare ai Prati di Caprara, il déjeuner a Villa Marescalchi e la successiva salita al Colle dell’Osservanza costituirono altrettanti episodi destinati a rimanere a lungo impressi nella memoria collettiva della città. Così il celebre diarista Giuseppe Guidicini descriveva l’arrivo di Napoleone I in città:

Leggi il resto della scheda….


Ronson, Accendino


RONSON Il nome del marchio Ronson®, famoso nel mondo, deriva dalla famiglia Aronson, che nel 1896 fondò a New York la “Art Metal Works”.Solamente nel 1954 il signor Luis V. Aronson trasformò il nome in Ronson® Corporation.  Durante la seconda guerra mondiale (1939-1945), la Ronson® ebbe parte importante negli sforzi bellici.La società continuò la produzione…

Altri post sui documenti della mia collezione


#Napoleone

Regno D’Italia 1805-1814 – Napoleone – Bologna


Il 18 marzo 1805 fu creato il Regno d’Italia.

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Napoleone Bonaparte, il quale si era fatto proclamare dal Senato Imperatore dei francesi facendosi incoronare da Papa Pio VII, trasformò la precedente Repubblica Italiana in Regno d’Italia autonominandosi Re d’Italia: l’incoronazione avvenne il 26 maggio 1805 nel Duomo di Milano apponendo sul capo del generale corso l’antica Corona ferrea dei sovranilongobardi.

Eugène de Beauharnais, figlio di prime nozze della moglie di Napoleone, Giuseppina, di cui il Bonaparte si fidava ciecamente e dal quale era sicuro di non dovere temere il perseguimento obiettivi politici propri, fu nominato Viceré d’Italia, che stabilì la propria residenza a Monza. Con la pace di Presburgo del 26 dicembre 1805, l’Austria rinunciò aGorizia ed alla Provincia Veneta.
Con la Convenzione di Fontainebleau avvenuta il 10 Ottobre 1807, il Regno d’Italia napoleonico cedette Monfalcone all’Austria guadagnando la città di Gradisca[1], spostando così il nuovo confine lungo il fiume Isonzo.
Un contingente di truppe italiane della Guardia Reale Italiana partecipò alle guerre napoleoniche, in particolare nel 1808 alla Guerra d’indipendenza spagnola, nel 1809, sulle Alpi, alla campagna contro l’Austria che aveva aderito alla Quinta coalizione e nel 1812Campagna di Russia.
Il Regno d’Italia cessò di esistere nel 1814 con la fine del periodo napoleonico: il 6 aprile1814, Napoleone si disse pronto ad abdicare, atto che fu formalizzato il giorno 11. Il giorno 16 il Beauharnais comunicava di avere concluso anch’egli un armistizio con ilfeldmaresciallo austriaco Bellegarde, anche se sperava che il suo trono potesse essere salvato dalla disfatta napoleonica.
Dopo i disordini milanesi del 20 aprile con il linciaggio a morte del ministro delle finanzeGiuseppe Prina ad opera della folla inferocita, Beauharnais capì tuttavia di non avere l’appoggio della popolazione. La gente lo identificava infatti con i detestati francesi e così il giorno 26 abdicò, lasciando il giorno successivo l’Italia per ritirarsi in esilio in Bavierapresso i suoceri. Aveva così fine il Regno napoleonico d’Italia, ma la restaurazione mantenne ad Eugenio Beauharnais, auspice lo Zar di Russia, un cospicuo appannaggionelle Marche (Si tratta di 2.300 tenute agricole e 137 palazzi urbani che erano stati espropriati durante il periodo napoleonico allo Stato della Chiesa).
La Repubblica cisalpina, chiamata in seguito Repubblica italiana poi Regno d’Italia, e risultato della fusione delle repubbliche cis- e transpadana, fu oggetto di numerose modifiche nelle suddivisioni, a causa dell’instabilità delle sue frontiere. Al massimo della sua estensione, nel 1812, contava 24 dipartimenti:
Dipartimento del Reno
Il Reno fu un dipartimento della Repubblica Cispadana, della Repubblica Cisalpina, dellaRepubblica Italiana e infine del Regno d’Italia, dal 1797 al 1815. Prendeva il nome dal fiume Reno e aveva come capoluogo Bologna.
Il dipartimento fu creato il 5 gennaio 1797 alla creazione della Repubblica Cispadana, per poi essere integrato nella Repubblica Cisalpina, però senza i territori del dipartimento dell’alta Padusa, nella zona di Cento, tra 1797 e 1798. Il dipartimento venne successivamente ricreato per un breve periodo tra l’aprile e il maggio 1815 in occasione della riconquista delle regioni centro-meridionali dell’Italia da parte di Gioacchino Murat.
Collezioni Personali
I testi sono stati estrapolate dalle seguenti fonti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Regno_d’Italia_(1805-1814)

Lo Stato Pontificio e le Delegazioni


Lo Stato Pontificio e le Delegazioni

Dalla Restaurazione e fino alla presa di Roma, lo Stato Pontificio fu suddiviso amministrativamente in delegazioni apostoliche, individuate come circoscrizioni territoriali dalla riforma di Pio VII il 6 luglio 1816. Abbandonando la precedente ripartizione in 11 province, lo Stato fu articolato in 17 delegazioni, cui si aggiungeva quella speciale della comarca di Roma. La delegazione equivaleva grossomodo allaprovincia italiana repubblicana e aveva poteri esecutivi, a differenza delle deboli province del Regno d’Italia ridotte a una pura ripartizione territoriale e soggette a penetranti controlli governativi.
Le delegazioni assumevano il nome di legazioni quando erano governate da uncardinale. Poiché ciò avveniva regolarmente nelle delegazioni romagnole, il terminelegazione usato in senso assoluto si riferiva alle 4 circoscrizioni che componevano quel territorio (Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna). Nel 1850, tuttavia, la riforma amministrativa di Pio IX riservò il titolo di legazioni alle 5 grandi regioni nelle quali divise l’intero Stato raggruppando le delegazioni preesistenti.
In ogni delegazione l’amministrazione della giustizia era devoluta a un tribunale di prima istanza per le cause civili e a un tribunale criminale per le cause penali.
Con l’avvento dell’Unità d’Italia lo Stato Pontificio perse per prima l’intera Legazione delle Romagne (1860); indi la II Legazione, la III e la delegazione di Orvieto; infine le exclave di Benevento e Pontecorvo, rimaste assorbite nel circostante Regno delle due Sicilie conquistato daGaribaldi. Il sistema delle delegazioni cessò del tutto con la fine del potere temporale dei papi, in seguito alla presa di Roma (20 settembre1870).

Diploma Carbonaro 1831, immagine dal:

http://www.immaginidistoria.it/epoche1.php?id=4

Legazione Apostolica di Bologna
La legazione apostolica di Bologna fu una suddivisione amministrativa dello Stato della Chiesa. Nacque nel 1540 quando Papa Paolo III decise di nominare un Legato apostolico a Ravenna, scorporando così il territorio della Romagna dalla Provincia Romandiolæ, che comprendeva il territorio dal Panaro al fiume Foglia. Il territorio della nuova Provincia [1] comprendeva la città e ladiocesi di Bologna.
Nella sua conformazione definitiva, confinava a nord con la legazione di Ferrara e il Ducato di Modena e Reggio, a ovest con il Ducato di Modena e Reggio, a est con le legazioni di Ferrara eRavenna, a sud con il Granducato di Toscana.
Nel 1816, con la suddivisione dello Stato Pontificio ordinata da Pio VII, divenne una delegazione di 1ª classe, retta da un cardinale ed ebbe pertanto titolo di Legazione.
In seguito alla riforma amministrativa di Pio IX il 22 novembre 1850 confluì nella Legazione delle Romagne (I Legazione).
I testi sono stati estrapolati dalle seguenti fonti:
Pubblicazioni:

Bologna e la Rivoluzione del 1831


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Do-Cp
4 febbraio – 26 marzo 1831
Nel 1830-31 l’Europa fu scossa da un’ondata rivoluzionaria che mise di fronte in molti paesi l’assolutismo e i suoi oppositori e che contribuì allo sviluppo dei movimenti liberal-democratici e nazionali. Il punto focale di irradiazione dei movimenti fu la Francia e in particolare la città di Parigi. La rivoluzione francese sospinse all’insurrezione i patrioti italiani: non è un caso che il 1831, in Italia, si leghi alla cosiddetta “congiura estense” di Ciro Menotti e al breve, ma importante, esperimento del Governo delle Provincie Unite, nelle Legazioni.

Nel febbraio del 1831 i bolognesi insorsero contro il governo pontificio. In un clima carico di tensioni, il prolegato, anziché fare intervenire le milizie papali a sedare la sommossa, autorizzò la costituzione di una Commissione di governo provvisoria formata dai conti Carlo Pepoli, Alessandro Agucchi, Cesare Bianchetti, dal professor Francesco Orioli, dagli avvocati Antonio Zanolini e Antonio Silvani e presieduta dal marchese Francesco Bevilacqua. Il primo atto del nuovo organo di governo fu quello di istituire una Guardia Nazionale, seguito poi dalla formalizzazione del Governo Provvisorio della città e della provincia di Bologna. Se ci soffermiamo su quei primi nomi vediamo che fin dall’inizio si trattò di una convergenza tra il moderatismo espresso dalla vecchia aristocrazia (sia pur nella sua parte liberale) e il mondo degli intellettuali, particolarmente legato allo Studio cittadino. Figura di primo piano fu, da subito, Francesco Orioli. Venuto a Bologna nel 1815, come insegnante di Fisica, Orioli aveva fatto delle sue lezioni e della sua casa un momento e un luogo della politica e quando si delineò l’idea di una rivoluzione era sicuramente – insieme a Paolo Costa, docente di letteratura e poeta tra i professori più conosciuti e più popolari per le sue idee liberali – un punto di riferimento per la massa degli studenti, protagonisti di primo piano degli avvenimenti. Il moto dalla città felsinea si estese a tutte le Legazioni e ne varcò i confini coinvolgendo le Marche e l’Umbria fino ai confini del Lazio.
Il 26 febbraio si radunò in Palazzo d’Accursio, a Bologna, un’assemblea di quarantuno rappresentanti delle città insorte che ratificò la decadenza del potere temporale della Chiesa e proclamò l’unione delle città e dei territori insorti nel nuovo Governo delle Provincie Unite, presieduto da Giovanni Vicini. Il 2 marzo, in una solenne cerimonia in Piazza Maggiore, i ministri del governo e i deputati delle province, tutti con sciarpa tricolore, si presentarono al popolo per dare lettura dei decreti di cessazione del potere pontificio e della formazione del nuovo Stato.
Fiduciosi, anche se pronti alla difesa, ministri e deputati iniziarono il loro lavoro di legislatori. Tra i primi provvedimenti vi fu l’abolizione del controllo dell’Arcivescovo Arcicancelliere sull’Università e la sua sostituzione con un Reggente nominato dal governo. Il 4 marzo, poi, venne formulato lo Statuto Costituzionale delle Provincie Unite Italiane avviando quello che si presentò come la prima forma moderna di stato laico liberamente creata in Italia.
Ai primi di marzo la Francia, caduto il ministero Laffitte, rovesciò il significato del principio del non intervento intendendolo come disimpegno francese e ciò consentì agli Austriaci di intervenire. Subito a Bologna venne organizzata la difesa, affidata al generale Zucchi, ma il 20 marzo gli eventi precipitarono. Mentre il generale Frimont avanzava verso Bologna, il Governo delle Provincie Unite decise di trasferirsi ad Ancona, invitando i bolognesi a “cedere con dignità”. Il 21 marzo, mentre gli austriaci entravano in Bologna e il generale Zucchi marciava verso Rimini, fu chiaro a tutti che la rivoluzione era finita; il 26 marzo venne trattata la resa e molti dei compromessi dovettero lasciare le loro terre per l’esilio.
Per tutto il breve periodo della rivoluzione, come testimoniano i giornali e le cronache del tempo, la popolazione aveva partecipato con entusiasmo alle manifestazioni pubbliche ed alle raccolte di fondi a favore dell’armamento della Guardia Nazionale che si erano tenute in città, come testimoniano gli elenchi densi di nomi che compaiono su fogli volanti e giornali. Entusiastica e calorosa era stata anche la partecipazione femminile, sia in occasione delle raccolte di fondi (si veda ad esempio il foglio volante pubblicato dalla municipalità il 18 febbraio, con centinaia di nomi) che nel corso delle rappresentazioni teatrali, spesso trasformate in occasioni di tripudio patriottico (celebre rimase la serata del 2 marzo al Teatro Comunale di Bologna: nell’occasione cori femminili integrarono la rappresentazione ufficiale, suscitando l’entusiasmo generale). Per ritrovare un simile entusiasmo si dovrà aspettare il 1848.
Fiorenza Tarozzi
I testi sono stati estrapolati dalle seguenti fonti:

La Repubblica Cisalpina, Bologna Ottocentesca


La Repubblica Cisalpina
Anno VII della Repubblica Francese

Suddivisione dell’Italia al 1803

La Repubblica Cisalpina era un antico Stato preunitario ubicato in gran parte nell’Italia settentrionale, interessando principalmente le odierne regioni Lombardia ed Emilia-Romagna e marginalmente Veneto e Toscana. Fu costituita il 29 giugno 1797.
Negli anni seguenti lo Stato veniva denominato prima Repubblica Italiana (1802-1805) e poi Regno d’Italia(1805-1814).
Venne creata il 29 giugno 1797 ad opera del generale Bonaparte su quella che era la “giovane” Repubblica Cispadana (nata il 9 gennaio 1797). Ad essa venne unita la Repubblica Transpadana (ex Ducato di Milano) il 9 luglio dello stesso anno.
L’Austria riconobbe la nuova entità con il Trattato di Campoformio il 17 ottobre del medesimo anno ottenendo in cambio quello che rimaneva dell’effimera Repubblica Veneta (nata il 29 giugno 1797).
Il Dipartimento del Crostolo fu, fra gli anni 1797 e 1815, un dipartimento della Repubblica Cispadana, della Repubblica Cisalpina, dellaRepubblica Italiana e infine del Regno d’Italia. Il nome deriva dal torrente Crostolo ed ebbe come capoluogo Reggio.
Il dipartimento fu creato il 5 gennaio 1797 a seguito della costituzione della repubblica cispadana e poi assorbito nella Repubblica Cisalpina, dopo la fusione delle due entità.
Perdette i territori meridionali (Massa, Carrara e la Garfagnana) il 1º maggio 1806, ceduti al principato di Lucca. Il 24 maggio dello stesso mese assorbì il principato di Guastalla, staccato dal ducato di Parma il 30 marzo 1806 e donato da Napoleone a sua sorella Paolina Bonaparte e da lei venduto all’Italia.
Nell’agosto 1811 il Crostolo acquisisce qualche comune distaccato dal dipartimento del Taro, francese, ma ne perderà a sua volta qualche altro (la vice prefettura d’Aulla), ceduto al Dipartimento degli Appennini, francese anch’esso.
Il dipartimento venne ricreato fra l’aprile e il maggio 1815 a seguito della riconquista di aree del Regno d’Italia per opera di Gioacchino Murat.
La Repubblica Cisalpina venne creata il 29 giugno 1797 ad opera del generale Bonaparte su quella che era la ”giovane” Repubblica Cispadana (nata il 9 gennaio 1797). Ad essa venne unita la Repubblica Transpadana (ex Ducato di Milano) il 9 luglio dello stesso anno.
L`Austria riconobbe la nuova entità con il Trattato di Campoformio il 17 ottobre del medesimo anno ottenendo in cambio quello che rimaneva dell`effimera Repubblica Veneta (nata il 29 giugno 1797).
La forma istituzionale dello Stato fu istituita nell`agosto 1796 e ricalcava pesantemente quella francese, si trattava della cosiddetto forma di governo direttoriale.
Il territorio venne diviso in dipartimenti, nei quali venivano eletti i giudici di pace, i magistrati e gli elettori, uno ogni duecento abitanti aventi diritto di voto. Questi ultimi eleggevano due consigli: quello dei Seniori e quello dei Giuniori. Il primo era composto da quaranta a sessanta membri ed aveva il compito di approvare le leggi e promuovere eventuali variazioni della Carta Costituzionale, il secondo invece era formato da ottanta a centoventi membri ed aveva il compito di proporre le leggi. I compiti comuni di entrambi i consigli erano l`approvazione dei trattati, la scelta di un Direttorio e la determinazione dei tributi.
Il Direttorio era formato da cinque ministri e rappresentava il potere esecutivo. L`autorità suprema rimaneva il comandante delle truppe francesi in Lombardia.
Venne anche adottato il calendario e l`era francese.
L`8 luglio 1797 venne emanata la Costituzione cisalpina, di contenuto moderato, modellata su quella francese del 1795.
A capo del Direttorio furono posti uomini politici locali come il duca Gian Galeazzo Serbelloni e Francesco Melzi d`Eril, mentre nel corpo legislativo vennero nominati personaggi noti come i letterati Pietro Verri e Giuseppe Parini e scienziati come Alessandro Volta.
[modifica] Membri del Direttorio
29 giugno 1797 – 31 agosto 1798 I Direttorio
Duca Giovanni Galeazzo Serbelloni (fino al 13 novembre 1797) (1744 – 1802)
Giovanni Battista Savoldi (dal 13 novembre 1797)
Marco Alessandri (1° mandato) (1755 – 1830)
Pietro Moscati (fino al 16 aprile 1798) (1739 – 1824)
Jacopo Lamberti (1° mandato) (dal 16 aprile 1798)
Giovanni Paradisi (fino al 16 aprile 1798) (1760 – 1826)
Carlo Testi (dal 16 aprile 1798)
Giovanni Costabili Containi (1756 – 1841)
31 agosto 1798 – 14 dicembre 1798 II Direttorio
Girolamo Adelasio (1° mandato) (fino al 17 ottobre 1798)
Antonio Sabbati (dal 17 ottobre 1798)
Marco Alessandri (2° mandato)
Jacopo Lamberti (2° mandato)
Giuseppe Luosi (1° mandato) (1755 – 1830) (fino al 17 ottobre 1798)
Antonio Smancini (dal 17 ottobre 1798)
Fedele Sopransi (1° mandato) (fino al 17 ottobre 1798)
Vincenzo Brunetti (dal 17 ottobre 1798)
14 dicembre 1798 – 29 aprile 1799 III Direttorio
Girolamo Adelasio (2° mandato)
Marco Alessandri (3° mandato) (fino al marzo 1799)
Ferdinando Marescalchi (1764 – 1816) (dal marzo 1799)
Jacopo Lamberti (3° mandato) (fino al marzo 1799)
Fedele Vertemate Franchi (dal marzo 1799)
Giuseppe Luosi (2° mandato)
Fedele Sopransi (2° mandato)
Trattato di Alleanza
Formalmente la Repubblica Cisalpina era uno stato indipendente alleato della Francia, ma il trattato di alleanza praticamente sanciva la sudditanza della neo-repubblica a quella francese.

La Repubblica Cisalpina resta importante in quanto ereditò il tricolore della Repubblica Cispadana. È lo stesso tricolore dell’attuale Repubblica Italiana, nato quindi sull’onda delle idee giacobine e napoleoniche che venivano dalla Francia

http://it.wikipedia.org/wiki/Repubblica_Cisalpina
Informazioni sufficienti sul quadro generale
Ottimo link per ricerche: http://cronologia.leonardo.it/storia/a1797d.htm

Dipartimento del Reno, REGNO D’ITALIA, BOLOGNA


Documento Originale – Collezione Personale

“REGNO D’ITALIA. IL PREFETTO DEL DIPARTIMENTO DEL RENO”: manifesto originale datato Bologna 6 settembre 1809, di cm. 31 x 22, fatto stampare dal Prefetto Mosca presso la Tipografia Sassi. Il testo recita:

AVENDO IL GOVERNO FATTI GLI OPPORTUNI FONDI PRESSO QUESTA CASSA DIPARTIMENTALE DI FINANZA E DEL DEMANIO, COSI’ PER IL PAGAMENTO DEL PRIMO SEMESTRE DELL’ANNO CORRENTE DELLE RENDITE ISCRITTE NEL MONTER NAPOLEONE, CHE PER LA SODDISFAZIONE DEGLI ASSEGNI DI CULTO…PREVIENE QUINDI LA PREFETTURA CHE IL CORRISPONDENTE PAGAMENTO DI DETTO SEMESTRE…SI APRIRA’ IL GIORNO 11 CORRENTE…

Il Reno fu un dipartimento della Repubblica Cispadana, della Repubblica Cisalpina, dellaRepubblica Italiana e infine del Regno d’Italia, dal 1797 al 1815. Prendeva il nome dal fiume Reno e aveva come capoluogo Bologna.
Il dipartimento fu creato il 5 gennaio 1797 alla creazione della Repubblica Cispadana, per poi essere integrato nella Repubblica Cisalpina, però senza i territori del dipartimento dell’alta Padusa, nella zona di Cento, tra 1797 e 1798. Il dipartimento venne successivamente ricreato per un breve periodo tra l’aprile e il maggio 1815 in occasione della riconquista delle regioni centro-meridionali dell’Italia da parte di Gioacchino Murat.