1861 Unità d’Italia – Monitore di Bologna


1861 Unità d’Italia – Monitore di Bologna

Monitore di Bologna N.221 Anno 1861- Martedì 17 Settembre

Il “Monitore di Bologna”

La “Gazzetta di Bologna” diventa “Monitore di Bologna”. Dal 26 febbraio 1860 il giornale, di orientamento liberale e vicino allo schieramento progressista, sarà designato a pubblicare le deliberazioni ufficiali del governo.

Dal 1868 sarà diretto da Franco Mistrali (1833-1884), controverso protagonista del giornalismo bolognese, “uomo d’ingegno ma di dubbia fede”. L’ultimo numero uscirà il 30 giugno 1876, poi sarà assorbito dalla “Gazzetta dell’Emilia”.

Fonti

Vedi anche Museo del Risorgimento di Bologna

Monitore di Bologna 1861

Monitore di Bologna 1861

Monitore di Bologna 1861

Il passaggio di Garibaldi in Emilia Romagna


AVVISO DI FIERA – STATO PONTIFICIO- ZOLA PREDOSA 1838


AVVISO DI FIERA – STATO PONTIFICIO- #ZOLAPREDOSA #1838

16 17 18 Agosto

Il mio trisavolo Rinaldi Luigi nel corso degli ultimi due decenni dell’800 partecipava a questa fiera come proprietario di numerosi capi di bestiame(buoi bianchi) da tiro.

Certamente nulla a che vedere con l’attuale Fiera di paese “Fira ‘d Zola” che presenta pseudo caratteri folkloristici lontani dall’anima antica e dall’origine.

Documento Originale http://www.simonarinaldi.com

31 Luglio 1838 G.Isolani

Si legga il volume del Belletti su Zola Predosa per maggiori dettagli e gli altri miei post con Zola Predosa, Prefilateliche

Notifica – Pro-Legato Bologna 1831


“NOTIFICAZIONE. Il Pro – Legato della Città e Provincia di Bologna”: bellissimo manifesto originale datato Bologna 25 agosto 1831, di cm. 61 x 44, 5, fatto stampare dal CONTE CAMILLO GRASSI dalla Tipografia Governativa Sassi.
Il testo, su due colonne, comincia con:
AVENDO IL GOVERNO, COLL’ISTITUZIONE DELLA GUARDIA CIVICA E DELLA GUARDIA FORENSE, AFFIDATO ALL’ONORE ED ALLE ARMI DEI CITTADINI LA DIFESA DI SE MEDESIMO…DELIBERO’ RAFFORZARE VIEPPIU’ QUESTO UTILISSIMO ORDINAMENTO COLL’ISTITUIRE UNA COMMISSIONE MILITARE COME MEZZO LEGALE ATTO A PUNIRE PRONTAMENTE I DELITTI…
LA COMMISSIONE MILITARE…E’ SPECIALMENTE INCARICATA DI GIUDICARE DI QUEI DELITTI COMMESSI DOPO IL DETTO GIORNO 30 LUGLIO E CHE IN APPRESSO SI COMMETTESSERO…E CIOE’:
1) DI QUALUNQUE DELITTO CONTRO IL GOVERNO…
2) DI QUALUNQUE DELITTO CHE DIRETTAMENTE PERTURBI L’ORDINE E LA TRANQUILLITA’ PUBBLICA…I SEGUENTI:
I°) QUALUNQUE DELITTO PROCEDENTE DALL’ARBITRIO E DALL’ECCESSO DI POTERE DELLA GUARDIA CIVICA, DELLA GUARDIA FORENSE E DELLA GUARDIA PROVINCIALE…
II°) QUALSIASI DELITTO CONTRO LE GUARDIE…QUALUNQUE INGIURIA IN FATTI OD IN PAROLE…QUANDO PERO’ L’INGIURIA RIGUARDI LA LORO QUALITà DI GUARDIE…
III°) QUALUNQUE ATTRUPPAMENTO DI PERSONE ARMATE O NON ARMATE CHE MIRI A TURBARE LA PUBBLICA QUIETE.
IV°) QUALUNQUE INVASIONE O PERQUISIZIONE SI FACESSE…SENZA ORDINE DEL GOVERNO…E QUALUNQUE ALTRO ATTO CHE TURBASSE LA QUIETE FAMILIARE.
SICCOME I DELITTI DI CUI GIUDICHERA’ LA COMMISSIONE MILITARE INTERESSANO GRANDEMENTE OGNI CITTADINO E SICCOME NELLA FORMAZIONE DEI PROCESSI CHE MIRANO ALLO SCOPRIMENTO DI ESSI DELITTI NON SONO TENUTE LE FORME ORDINARIE DI PROCEDURA MA INVECE SI DEBBONO COSTRUIRE CON MODI SOMMARI E BREVISSIMI, PERCIO’ A FAR SICURI TANTO I CITTADINI QUANTO I DELINQUENTI MEDESIMI DEL RITROVAMENTO DEL VERO, UN UFFICIALE DELLA GUARDIA CIVICA…OGNI SETTIMANA E PER TURNO REGOLARE…DOVRA’ SEMPRE SOTTO GIURAMENTO DI SEGRETEZZA, ASSISTERE ALLA FORMAZIONE DEI PROCESSI…
LA COMMISSIONE MILITARE TERRA’ PUBBLICAMENTE LE SUE SEDUTE…LE SENTENZE DI ESSA VERRANNO PROFERITE SEDUTA STANTE…LE MEDESIME VERRANNO ESEGUITE ENTRO 24 ORE DALLA LORO INTIMAZIONE.
ALCUNI DEI SOGGETTI COMPONENTI LA COMMISSIONE MILITARE, NOMINATI NOMINATI NELLA NOSTRA NOTIFICAZIONE DEL 30 LUGLIO, AVENDO CHIESTA E OTTENUTA LA LORO DIMISSIONE, PUBBLICHIAMO DI NUOVO L’ELENCO DEI MEMBRI CHE ATTUALMENTE LA COMPONGONO:…
Seguono i nomi della Commissione: Presidente FILIPPO GAUDENZI, Luigi Giusti, Capitano Gaetano Gilli, Capitano Giuseppe Galletti, ecc.
Perfettamente conservato.
Raro cimelio storico della fine della Rivoluzione del 1831 a Bologna con il tentativo di un lento ristabilimento delle condizioni che precedettero tali sconvolgimenti (ripristino del Governo Pontificio, istituzione di una Guardia Civica, tribunali repressivi).
Nel 1830-31 l’Europa fu scossa da un’ondata rivoluzionaria che mise di fronte in molti paesi l’assolutismo e i suoi oppositori e che contribuì allo sviluppo dei movimenti liberal-democratici e nazionali. Il punto focale di irradiazione dei movimenti fu la Francia e in particolare la città di Parigi. La rivoluzione francese sospinse all’insurrezione i patrioti italiani: non è un caso che il 1831, in Italia, si leghi alla cosiddetta “congiura estense” di Ciro Menotti e al breve, ma importante, esperimento del Governo delle Provincie Unite, nelle Legazioni. Nel febbraio del 1831 i bolognesi insorsero contro il governo pontificio. In un clima carico di tensioni, il prolegato, anziché fare intervenire le milizie papali a sedare la sommossa, autorizzò la costituzione di una Commissione di governo provvisoria formata dai conti Carlo Pepoli, Alessandro Agucchi, Cesare Bianchetti, dal professor Francesco Orioli, dagli avvocati Antonio Zanolini e Antonio Silvani e presieduta dal marchese Francesco Bevilacqua. Il primo atto del nuovo organo di governo fu quello di istituire una Guardia Nazionale, seguito poi dalla formalizzazione del Governo Provvisorio della città e della provincia di Bologna. Se ci soffermiamo su quei primi nomi vediamo che fin dall’inizio si trattò di una convergenza tra il moderatismo espresso dalla vecchia aristocrazia (sia pur nella sua parte liberale) e il mondo degli intellettuali, particolarmente legato allo Studio cittadino. Figura di primo piano fu, da subito, Francesco Orioli. Venuto a Bologna nel 1815, come insegnante di Fisica, Orioli aveva fatto delle sue lezioni e della sua casa un momento e un luogo della politica e quando si delineò l’idea di una rivoluzione era sicuramente – insieme a Paolo Costa, docente di letteratura e poeta tra i professori più conosciuti e più popolari per le sue idee liberali – un punto di riferimento per la massa degli studenti, protagonisti di primo piano degli avvenimenti. Il moto dalla città felsinea si estese a tutte le Legazioni e ne varcò i confini coinvolgendo le Marche e l’Umbria fino ai confini del Lazio. Il 26 febbraio si radunò in Palazzo d’Accursio, a Bologna, un’assemblea di quarantuno rappresentanti delle città insorte che ratificò la decadenza del potere temporale della Chiesa e proclamò l’unione delle città e dei territori insorti nel nuovo Governo delle Provincie Unite, presieduto da Giovanni Vicini. Il 2 marzo, in una solenne cerimonia in Piazza Maggiore, i ministri del governo e i deputati delle province, tutti con sciarpa tricolore, si presentarono al popolo per dare lettura dei decreti di cessazione del potere pontificio e della formazione del nuovo Stato.
Fiduciosi, anche se pronti alla difesa, ministri e deputati iniziarono il loro lavoro di legislatori. Tra i primi provvedimenti vi fu l’abolizione del controllo dell’Arcivescovo Arcicancelliere sull’Università e la sua sostituzione con un Reggente nominato dal governo. Il 4 marzo, poi, venne formulato lo Statuto Costituzionale delle Provincie Unite Italiane avviando quello che si presentò come la prima forma moderna di stato laico liberamente creata in Italia. Ai primi di marzo la Francia, caduto il ministero Laffitte, rovesciò il significato del principio del non intervento intendendolo come disimpegno francese e ciò consentì agli Austriaci di intervenire. Subito a Bologna venne organizzata la difesa, affidata al generale Zucchi, ma il 20 marzo gli eventi precipitarono. Mentre il generale Frimont avanzava verso Bologna, il Governo delle Provincie Unite decise di trasferirsi ad Ancona, invitando i bolognesi a “cedere con dignità”. Il 21 marzo, mentre gli austriaci entravano in Bologna e il generale Zucchi marciava verso Rimini, fu chiaro a tutti che la rivoluzione era finita; il 26 marzo venne trattata la resa e molti dei compromessi dovettero lasciare le loro terre per l’esilio. Per tutto il breve periodo della rivoluzione, come testimoniano i giornali e le cronache del tempo, la popolazione aveva partecipato con entusiasmo alle manifestazioni pubbliche ed alle raccolte di fondi a favore dell’armamento della Guardia Nazionale che si erano tenute in città, come testimoniano gli elenchi densi di nomi che compaiono su fogli volanti e giornali. Entusiastica e calorosa era stata anche la partecipazione femminile, sia in occasione delle raccolte di fondi (si veda ad esempio il foglio volante pubblicato dalla municipalità il 18 febbraio, con centinaia di nomi) che nel corso delle rappresentazioni teatrali, spesso trasformate in occasioni di tripudio patriottico (celebre rimase la serata del 2 marzo al Teatro Comunale di Bologna: nell’occasione cori femminili integrarono la rappresentazione ufficiale, suscitando l’entusiasmo generale). Per ritrovare un simile entusiasmo si dovrà aspettare il 1848.
Testo di Andrea Facen: Antichità di Carta: antichitadicarta@alice.it

Regno D’Italia 1805-1814 – Napoleone – Bologna


Il 18 marzo 1805 fu creato il Regno d’Italia.

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Napoleone Bonaparte, il quale si era fatto proclamare dal Senato Imperatore dei francesi facendosi incoronare da Papa Pio VII, trasformò la precedente Repubblica Italiana in Regno d’Italia autonominandosi Re d’Italia: l’incoronazione avvenne il 26 maggio 1805 nel Duomo di Milano apponendo sul capo del generale corso l’antica Corona ferrea dei sovranilongobardi.

Eugène de Beauharnais, figlio di prime nozze della moglie di Napoleone, Giuseppina, di cui il Bonaparte si fidava ciecamente e dal quale era sicuro di non dovere temere il perseguimento obiettivi politici propri, fu nominato Viceré d’Italia, che stabilì la propria residenza a Monza. Con la pace di Presburgo del 26 dicembre 1805, l’Austria rinunciò aGorizia ed alla Provincia Veneta.
Con la Convenzione di Fontainebleau avvenuta il 10 Ottobre 1807, il Regno d’Italia napoleonico cedette Monfalcone all’Austria guadagnando la città di Gradisca[1], spostando così il nuovo confine lungo il fiume Isonzo.
Un contingente di truppe italiane della Guardia Reale Italiana partecipò alle guerre napoleoniche, in particolare nel 1808 alla Guerra d’indipendenza spagnola, nel 1809, sulle Alpi, alla campagna contro l’Austria che aveva aderito alla Quinta coalizione e nel 1812Campagna di Russia.
Il Regno d’Italia cessò di esistere nel 1814 con la fine del periodo napoleonico: il 6 aprile1814, Napoleone si disse pronto ad abdicare, atto che fu formalizzato il giorno 11. Il giorno 16 il Beauharnais comunicava di avere concluso anch’egli un armistizio con ilfeldmaresciallo austriaco Bellegarde, anche se sperava che il suo trono potesse essere salvato dalla disfatta napoleonica.
Dopo i disordini milanesi del 20 aprile con il linciaggio a morte del ministro delle finanzeGiuseppe Prina ad opera della folla inferocita, Beauharnais capì tuttavia di non avere l’appoggio della popolazione. La gente lo identificava infatti con i detestati francesi e così il giorno 26 abdicò, lasciando il giorno successivo l’Italia per ritirarsi in esilio in Bavierapresso i suoceri. Aveva così fine il Regno napoleonico d’Italia, ma la restaurazione mantenne ad Eugenio Beauharnais, auspice lo Zar di Russia, un cospicuo appannaggionelle Marche (Si tratta di 2.300 tenute agricole e 137 palazzi urbani che erano stati espropriati durante il periodo napoleonico allo Stato della Chiesa).
La Repubblica cisalpina, chiamata in seguito Repubblica italiana poi Regno d’Italia, e risultato della fusione delle repubbliche cis- e transpadana, fu oggetto di numerose modifiche nelle suddivisioni, a causa dell’instabilità delle sue frontiere. Al massimo della sua estensione, nel 1812, contava 24 dipartimenti:
Dipartimento del Reno
Il Reno fu un dipartimento della Repubblica Cispadana, della Repubblica Cisalpina, dellaRepubblica Italiana e infine del Regno d’Italia, dal 1797 al 1815. Prendeva il nome dal fiume Reno e aveva come capoluogo Bologna.
Il dipartimento fu creato il 5 gennaio 1797 alla creazione della Repubblica Cispadana, per poi essere integrato nella Repubblica Cisalpina, però senza i territori del dipartimento dell’alta Padusa, nella zona di Cento, tra 1797 e 1798. Il dipartimento venne successivamente ricreato per un breve periodo tra l’aprile e il maggio 1815 in occasione della riconquista delle regioni centro-meridionali dell’Italia da parte di Gioacchino Murat.
Collezioni Personali
I testi sono stati estrapolate dalle seguenti fonti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Regno_d’Italia_(1805-1814)

Bologna e la Rivoluzione del 1831


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Do-Cp
4 febbraio – 26 marzo 1831
Nel 1830-31 l’Europa fu scossa da un’ondata rivoluzionaria che mise di fronte in molti paesi l’assolutismo e i suoi oppositori e che contribuì allo sviluppo dei movimenti liberal-democratici e nazionali. Il punto focale di irradiazione dei movimenti fu la Francia e in particolare la città di Parigi. La rivoluzione francese sospinse all’insurrezione i patrioti italiani: non è un caso che il 1831, in Italia, si leghi alla cosiddetta “congiura estense” di Ciro Menotti e al breve, ma importante, esperimento del Governo delle Provincie Unite, nelle Legazioni.

Nel febbraio del 1831 i bolognesi insorsero contro il governo pontificio. In un clima carico di tensioni, il prolegato, anziché fare intervenire le milizie papali a sedare la sommossa, autorizzò la costituzione di una Commissione di governo provvisoria formata dai conti Carlo Pepoli, Alessandro Agucchi, Cesare Bianchetti, dal professor Francesco Orioli, dagli avvocati Antonio Zanolini e Antonio Silvani e presieduta dal marchese Francesco Bevilacqua. Il primo atto del nuovo organo di governo fu quello di istituire una Guardia Nazionale, seguito poi dalla formalizzazione del Governo Provvisorio della città e della provincia di Bologna. Se ci soffermiamo su quei primi nomi vediamo che fin dall’inizio si trattò di una convergenza tra il moderatismo espresso dalla vecchia aristocrazia (sia pur nella sua parte liberale) e il mondo degli intellettuali, particolarmente legato allo Studio cittadino. Figura di primo piano fu, da subito, Francesco Orioli. Venuto a Bologna nel 1815, come insegnante di Fisica, Orioli aveva fatto delle sue lezioni e della sua casa un momento e un luogo della politica e quando si delineò l’idea di una rivoluzione era sicuramente – insieme a Paolo Costa, docente di letteratura e poeta tra i professori più conosciuti e più popolari per le sue idee liberali – un punto di riferimento per la massa degli studenti, protagonisti di primo piano degli avvenimenti. Il moto dalla città felsinea si estese a tutte le Legazioni e ne varcò i confini coinvolgendo le Marche e l’Umbria fino ai confini del Lazio.
Il 26 febbraio si radunò in Palazzo d’Accursio, a Bologna, un’assemblea di quarantuno rappresentanti delle città insorte che ratificò la decadenza del potere temporale della Chiesa e proclamò l’unione delle città e dei territori insorti nel nuovo Governo delle Provincie Unite, presieduto da Giovanni Vicini. Il 2 marzo, in una solenne cerimonia in Piazza Maggiore, i ministri del governo e i deputati delle province, tutti con sciarpa tricolore, si presentarono al popolo per dare lettura dei decreti di cessazione del potere pontificio e della formazione del nuovo Stato.
Fiduciosi, anche se pronti alla difesa, ministri e deputati iniziarono il loro lavoro di legislatori. Tra i primi provvedimenti vi fu l’abolizione del controllo dell’Arcivescovo Arcicancelliere sull’Università e la sua sostituzione con un Reggente nominato dal governo. Il 4 marzo, poi, venne formulato lo Statuto Costituzionale delle Provincie Unite Italiane avviando quello che si presentò come la prima forma moderna di stato laico liberamente creata in Italia.
Ai primi di marzo la Francia, caduto il ministero Laffitte, rovesciò il significato del principio del non intervento intendendolo come disimpegno francese e ciò consentì agli Austriaci di intervenire. Subito a Bologna venne organizzata la difesa, affidata al generale Zucchi, ma il 20 marzo gli eventi precipitarono. Mentre il generale Frimont avanzava verso Bologna, il Governo delle Provincie Unite decise di trasferirsi ad Ancona, invitando i bolognesi a “cedere con dignità”. Il 21 marzo, mentre gli austriaci entravano in Bologna e il generale Zucchi marciava verso Rimini, fu chiaro a tutti che la rivoluzione era finita; il 26 marzo venne trattata la resa e molti dei compromessi dovettero lasciare le loro terre per l’esilio.
Per tutto il breve periodo della rivoluzione, come testimoniano i giornali e le cronache del tempo, la popolazione aveva partecipato con entusiasmo alle manifestazioni pubbliche ed alle raccolte di fondi a favore dell’armamento della Guardia Nazionale che si erano tenute in città, come testimoniano gli elenchi densi di nomi che compaiono su fogli volanti e giornali. Entusiastica e calorosa era stata anche la partecipazione femminile, sia in occasione delle raccolte di fondi (si veda ad esempio il foglio volante pubblicato dalla municipalità il 18 febbraio, con centinaia di nomi) che nel corso delle rappresentazioni teatrali, spesso trasformate in occasioni di tripudio patriottico (celebre rimase la serata del 2 marzo al Teatro Comunale di Bologna: nell’occasione cori femminili integrarono la rappresentazione ufficiale, suscitando l’entusiasmo generale). Per ritrovare un simile entusiasmo si dovrà aspettare il 1848.
Fiorenza Tarozzi
I testi sono stati estrapolati dalle seguenti fonti:

Bolognesi! Proclama Patriottico, Moti del 1848, Bologna Risorgimentale


Bolognesi! #Proclama Patriottico #1848, #Bologna Risorgimentale, #Moti

 

Proclama Patriottico
BOLOGNESI 1848

Documento originale – collezione personale
BOLOGNESI!
Firmato e autografato da Cesare Bianchetti

CESARE BIANCHETTI
IL PRO-LEGATO PROVVISORIO CESARE BIANCHETTI

Cardinale Luigi Amat
Retro Proclama

Cesare Bianchetti (1775-1849), ricopre cariche pubbliche in epoca napoleonica e durante la rivoluzione del 1831. Costretto per questo all’esilio, ritorna a Bologna solo nel 1846. Il 27 luglio 1848 è nominato Pro-legato in sostituzione del cardinal legato Luigi Amat.

Retro Proclama

 

Vedi per approfondimenti

Storia e Memoria di Bologna

Risorgimento

Battaglia della Montagnola

LEGATI E GOVERNATORI DELLO STATO PONTIFICIO (1550-1809). – Direzione Generale Archivi
http://www.archivi.beniculturali.it

 

Bologna dopo il Congresso di Vienna 1815


“IL COMMISSARIO PONTIFICIO DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA. AVVISO”: manifesto originale datato Bologna 23 settembre 1815, di cm. 59 x 44, fatto stampare dal Commissario L. SALINA dalla Tipografia Sassi.
Il testo comincia dicendo che dall’11 settembre si stava cercando di organizzare la liquidazione del Debito Pubblico e si dà conferma dell’apertura di un ‘Ufficio di Denuncia’ atto a tale scopo. Esso è diviso in numerosi articoli che dovevano ragguagliare l’amministrazione pontificia con i passati governi francesi o austriaci dopo il Congresso di Vienna. Un articolo rivela che il cessato Governo Italiano (francese, quello al potere dal 14 febbraio 1802 al 28 gennaio 1814) aveva rifiutato di liquidare tali titoli e lo Stato Pontificio invece invita a ripresentarne la denuncia. Si nominarono poi ‘Creditori di terza classe’ quelli che vantavano crediti di Debito Pubblico tra il 28 gennaio 1814 e il 18 luglio 1815 durante il passato Governo Austriaco. I fogli per le denuncie erano vendibili a Bologna presso la stessa Tipografia Sassi.
Molto interessante e raro, ricordiamo che il Congresso di Vienna terminò il 9 giugno di quell’anno.
Ottimamente conservato e completo in ogni sua parte.
Collezione Personale

La Repubblica Cisalpina, Bologna Ottocentesca


La Repubblica Cisalpina
Anno VII della Repubblica Francese

Suddivisione dell’Italia al 1803

La Repubblica Cisalpina era un antico Stato preunitario ubicato in gran parte nell’Italia settentrionale, interessando principalmente le odierne regioni Lombardia ed Emilia-Romagna e marginalmente Veneto e Toscana. Fu costituita il 29 giugno 1797.
Negli anni seguenti lo Stato veniva denominato prima Repubblica Italiana (1802-1805) e poi Regno d’Italia(1805-1814).
Venne creata il 29 giugno 1797 ad opera del generale Bonaparte su quella che era la “giovane” Repubblica Cispadana (nata il 9 gennaio 1797). Ad essa venne unita la Repubblica Transpadana (ex Ducato di Milano) il 9 luglio dello stesso anno.
L’Austria riconobbe la nuova entità con il Trattato di Campoformio il 17 ottobre del medesimo anno ottenendo in cambio quello che rimaneva dell’effimera Repubblica Veneta (nata il 29 giugno 1797).
Il Dipartimento del Crostolo fu, fra gli anni 1797 e 1815, un dipartimento della Repubblica Cispadana, della Repubblica Cisalpina, dellaRepubblica Italiana e infine del Regno d’Italia. Il nome deriva dal torrente Crostolo ed ebbe come capoluogo Reggio.
Il dipartimento fu creato il 5 gennaio 1797 a seguito della costituzione della repubblica cispadana e poi assorbito nella Repubblica Cisalpina, dopo la fusione delle due entità.
Perdette i territori meridionali (Massa, Carrara e la Garfagnana) il 1º maggio 1806, ceduti al principato di Lucca. Il 24 maggio dello stesso mese assorbì il principato di Guastalla, staccato dal ducato di Parma il 30 marzo 1806 e donato da Napoleone a sua sorella Paolina Bonaparte e da lei venduto all’Italia.
Nell’agosto 1811 il Crostolo acquisisce qualche comune distaccato dal dipartimento del Taro, francese, ma ne perderà a sua volta qualche altro (la vice prefettura d’Aulla), ceduto al Dipartimento degli Appennini, francese anch’esso.
Il dipartimento venne ricreato fra l’aprile e il maggio 1815 a seguito della riconquista di aree del Regno d’Italia per opera di Gioacchino Murat.
La Repubblica Cisalpina venne creata il 29 giugno 1797 ad opera del generale Bonaparte su quella che era la ”giovane” Repubblica Cispadana (nata il 9 gennaio 1797). Ad essa venne unita la Repubblica Transpadana (ex Ducato di Milano) il 9 luglio dello stesso anno.
L`Austria riconobbe la nuova entità con il Trattato di Campoformio il 17 ottobre del medesimo anno ottenendo in cambio quello che rimaneva dell`effimera Repubblica Veneta (nata il 29 giugno 1797).
La forma istituzionale dello Stato fu istituita nell`agosto 1796 e ricalcava pesantemente quella francese, si trattava della cosiddetto forma di governo direttoriale.
Il territorio venne diviso in dipartimenti, nei quali venivano eletti i giudici di pace, i magistrati e gli elettori, uno ogni duecento abitanti aventi diritto di voto. Questi ultimi eleggevano due consigli: quello dei Seniori e quello dei Giuniori. Il primo era composto da quaranta a sessanta membri ed aveva il compito di approvare le leggi e promuovere eventuali variazioni della Carta Costituzionale, il secondo invece era formato da ottanta a centoventi membri ed aveva il compito di proporre le leggi. I compiti comuni di entrambi i consigli erano l`approvazione dei trattati, la scelta di un Direttorio e la determinazione dei tributi.
Il Direttorio era formato da cinque ministri e rappresentava il potere esecutivo. L`autorità suprema rimaneva il comandante delle truppe francesi in Lombardia.
Venne anche adottato il calendario e l`era francese.
L`8 luglio 1797 venne emanata la Costituzione cisalpina, di contenuto moderato, modellata su quella francese del 1795.
A capo del Direttorio furono posti uomini politici locali come il duca Gian Galeazzo Serbelloni e Francesco Melzi d`Eril, mentre nel corpo legislativo vennero nominati personaggi noti come i letterati Pietro Verri e Giuseppe Parini e scienziati come Alessandro Volta.
[modifica] Membri del Direttorio
29 giugno 1797 – 31 agosto 1798 I Direttorio
Duca Giovanni Galeazzo Serbelloni (fino al 13 novembre 1797) (1744 – 1802)
Giovanni Battista Savoldi (dal 13 novembre 1797)
Marco Alessandri (1° mandato) (1755 – 1830)
Pietro Moscati (fino al 16 aprile 1798) (1739 – 1824)
Jacopo Lamberti (1° mandato) (dal 16 aprile 1798)
Giovanni Paradisi (fino al 16 aprile 1798) (1760 – 1826)
Carlo Testi (dal 16 aprile 1798)
Giovanni Costabili Containi (1756 – 1841)
31 agosto 1798 – 14 dicembre 1798 II Direttorio
Girolamo Adelasio (1° mandato) (fino al 17 ottobre 1798)
Antonio Sabbati (dal 17 ottobre 1798)
Marco Alessandri (2° mandato)
Jacopo Lamberti (2° mandato)
Giuseppe Luosi (1° mandato) (1755 – 1830) (fino al 17 ottobre 1798)
Antonio Smancini (dal 17 ottobre 1798)
Fedele Sopransi (1° mandato) (fino al 17 ottobre 1798)
Vincenzo Brunetti (dal 17 ottobre 1798)
14 dicembre 1798 – 29 aprile 1799 III Direttorio
Girolamo Adelasio (2° mandato)
Marco Alessandri (3° mandato) (fino al marzo 1799)
Ferdinando Marescalchi (1764 – 1816) (dal marzo 1799)
Jacopo Lamberti (3° mandato) (fino al marzo 1799)
Fedele Vertemate Franchi (dal marzo 1799)
Giuseppe Luosi (2° mandato)
Fedele Sopransi (2° mandato)
Trattato di Alleanza
Formalmente la Repubblica Cisalpina era uno stato indipendente alleato della Francia, ma il trattato di alleanza praticamente sanciva la sudditanza della neo-repubblica a quella francese.

La Repubblica Cisalpina resta importante in quanto ereditò il tricolore della Repubblica Cispadana. È lo stesso tricolore dell’attuale Repubblica Italiana, nato quindi sull’onda delle idee giacobine e napoleoniche che venivano dalla Francia

http://it.wikipedia.org/wiki/Repubblica_Cisalpina
Informazioni sufficienti sul quadro generale
Ottimo link per ricerche: http://cronologia.leonardo.it/storia/a1797d.htm