“NOTIFICAZIONE. Il Pro – Legato della Città e Provincia di Bologna”: bellissimo manifesto originale datato Bologna 25 agosto 1831, di cm. 61 x 44, 5, fatto stampare dal CONTE CAMILLO GRASSI dalla Tipografia Governativa Sassi.
Il testo, su due colonne, comincia con:
AVENDO IL GOVERNO, COLL’ISTITUZIONE DELLA GUARDIA CIVICA E DELLA GUARDIA FORENSE, AFFIDATO ALL’ONORE ED ALLE ARMI DEI CITTADINI LA DIFESA DI SE MEDESIMO…DELIBERO’ RAFFORZARE VIEPPIU’ QUESTO UTILISSIMO ORDINAMENTO COLL’ISTITUIRE UNA COMMISSIONE MILITARE COME MEZZO LEGALE ATTO A PUNIRE PRONTAMENTE I DELITTI…
LA COMMISSIONE MILITARE…E’ SPECIALMENTE INCARICATA DI GIUDICARE DI QUEI DELITTI COMMESSI DOPO IL DETTO GIORNO 30 LUGLIO E CHE IN APPRESSO SI COMMETTESSERO…E CIOE’:
1) DI QUALUNQUE DELITTO CONTRO IL GOVERNO…
2) DI QUALUNQUE DELITTO CHE DIRETTAMENTE PERTURBI L’ORDINE E LA TRANQUILLITA’ PUBBLICA…I SEGUENTI:
I°) QUALUNQUE DELITTO PROCEDENTE DALL’ARBITRIO E DALL’ECCESSO DI POTERE DELLA GUARDIA CIVICA, DELLA GUARDIA FORENSE E DELLA GUARDIA PROVINCIALE…
II°) QUALSIASI DELITTO CONTRO LE GUARDIE…QUALUNQUE INGIURIA IN FATTI OD IN PAROLE…QUANDO PERO’ L’INGIURIA RIGUARDI LA LORO QUALITà DI GUARDIE…
III°) QUALUNQUE ATTRUPPAMENTO DI PERSONE ARMATE O NON ARMATE CHE MIRI A TURBARE LA PUBBLICA QUIETE.
IV°) QUALUNQUE INVASIONE O PERQUISIZIONE SI FACESSE…SENZA ORDINE DEL GOVERNO…E QUALUNQUE ALTRO ATTO CHE TURBASSE LA QUIETE FAMILIARE.
SICCOME I DELITTI DI CUI GIUDICHERA’ LA COMMISSIONE MILITARE INTERESSANO GRANDEMENTE OGNI CITTADINO E SICCOME NELLA FORMAZIONE DEI PROCESSI CHE MIRANO ALLO SCOPRIMENTO DI ESSI DELITTI NON SONO TENUTE LE FORME ORDINARIE DI PROCEDURA MA INVECE SI DEBBONO COSTRUIRE CON MODI SOMMARI E BREVISSIMI, PERCIO’ A FAR SICURI TANTO I CITTADINI QUANTO I DELINQUENTI MEDESIMI DEL RITROVAMENTO DEL VERO, UN UFFICIALE DELLA GUARDIA CIVICA…OGNI SETTIMANA E PER TURNO REGOLARE…DOVRA’ SEMPRE SOTTO GIURAMENTO DI SEGRETEZZA, ASSISTERE ALLA FORMAZIONE DEI PROCESSI…
LA COMMISSIONE MILITARE TERRA’ PUBBLICAMENTE LE SUE SEDUTE…LE SENTENZE DI ESSA VERRANNO PROFERITE SEDUTA STANTE…LE MEDESIME VERRANNO ESEGUITE ENTRO 24 ORE DALLA LORO INTIMAZIONE.
ALCUNI DEI SOGGETTI COMPONENTI LA COMMISSIONE MILITARE, NOMINATI NOMINATI NELLA NOSTRA NOTIFICAZIONE DEL 30 LUGLIO, AVENDO CHIESTA E OTTENUTA LA LORO DIMISSIONE, PUBBLICHIAMO DI NUOVO L’ELENCO DEI MEMBRI CHE ATTUALMENTE LA COMPONGONO:…
Seguono i nomi della Commissione: Presidente FILIPPO GAUDENZI, Luigi Giusti, Capitano Gaetano Gilli, Capitano Giuseppe Galletti, ecc.
Perfettamente conservato.
Raro cimelio storico della fine della Rivoluzione del 1831 a Bologna con il tentativo di un lento ristabilimento delle condizioni che precedettero tali sconvolgimenti (ripristino del Governo Pontificio, istituzione di una Guardia Civica, tribunali repressivi).
Nel 1830-31 l’Europa fu scossa da un’ondata rivoluzionaria che mise di fronte in molti paesi l’assolutismo e i suoi oppositori e che contribuì allo sviluppo dei movimenti liberal-democratici e nazionali. Il punto focale di irradiazione dei movimenti fu la Francia e in particolare la città di Parigi. La rivoluzione francese sospinse all’insurrezione i patrioti italiani: non è un caso che il 1831, in Italia, si leghi alla cosiddetta “congiura estense” di Ciro Menotti e al breve, ma importante, esperimento del Governo delle Provincie Unite, nelle Legazioni. Nel febbraio del 1831 i bolognesi insorsero contro il governo pontificio. In un clima carico di tensioni, il prolegato, anziché fare intervenire le milizie papali a sedare la sommossa, autorizzò la costituzione di una Commissione di governo provvisoria formata dai conti Carlo Pepoli, Alessandro Agucchi, Cesare Bianchetti, dal professor Francesco Orioli, dagli avvocati Antonio Zanolini e Antonio Silvani e presieduta dal marchese Francesco Bevilacqua. Il primo atto del nuovo organo di governo fu quello di istituire una Guardia Nazionale, seguito poi dalla formalizzazione del Governo Provvisorio della città e della provincia di Bologna. Se ci soffermiamo su quei primi nomi vediamo che fin dall’inizio si trattò di una convergenza tra il moderatismo espresso dalla vecchia aristocrazia (sia pur nella sua parte liberale) e il mondo degli intellettuali, particolarmente legato allo Studio cittadino. Figura di primo piano fu, da subito, Francesco Orioli. Venuto a Bologna nel 1815, come insegnante di Fisica, Orioli aveva fatto delle sue lezioni e della sua casa un momento e un luogo della politica e quando si delineò l’idea di una rivoluzione era sicuramente – insieme a Paolo Costa, docente di letteratura e poeta tra i professori più conosciuti e più popolari per le sue idee liberali – un punto di riferimento per la massa degli studenti, protagonisti di primo piano degli avvenimenti. Il moto dalla città felsinea si estese a tutte le Legazioni e ne varcò i confini coinvolgendo le Marche e l’Umbria fino ai confini del Lazio. Il 26 febbraio si radunò in Palazzo d’Accursio, a Bologna, un’assemblea di quarantuno rappresentanti delle città insorte che ratificò la decadenza del potere temporale della Chiesa e proclamò l’unione delle città e dei territori insorti nel nuovo Governo delle Provincie Unite, presieduto da Giovanni Vicini. Il 2 marzo, in una solenne cerimonia in Piazza Maggiore, i ministri del governo e i deputati delle province, tutti con sciarpa tricolore, si presentarono al popolo per dare lettura dei decreti di cessazione del potere pontificio e della formazione del nuovo Stato.
Fiduciosi, anche se pronti alla difesa, ministri e deputati iniziarono il loro lavoro di legislatori. Tra i primi provvedimenti vi fu l’abolizione del controllo dell’Arcivescovo Arcicancelliere sull’Università e la sua sostituzione con un Reggente nominato dal governo. Il 4 marzo, poi, venne formulato lo Statuto Costituzionale delle Provincie Unite Italiane avviando quello che si presentò come la prima forma moderna di stato laico liberamente creata in Italia. Ai primi di marzo la Francia, caduto il ministero Laffitte, rovesciò il significato del principio del non intervento intendendolo come disimpegno francese e ciò consentì agli Austriaci di intervenire. Subito a Bologna venne organizzata la difesa, affidata al generale Zucchi, ma il 20 marzo gli eventi precipitarono. Mentre il generale Frimont avanzava verso Bologna, il Governo delle Provincie Unite decise di trasferirsi ad Ancona, invitando i bolognesi a “cedere con dignità”. Il 21 marzo, mentre gli austriaci entravano in Bologna e il generale Zucchi marciava verso Rimini, fu chiaro a tutti che la rivoluzione era finita; il 26 marzo venne trattata la resa e molti dei compromessi dovettero lasciare le loro terre per l’esilio. Per tutto il breve periodo della rivoluzione, come testimoniano i giornali e le cronache del tempo, la popolazione aveva partecipato con entusiasmo alle manifestazioni pubbliche ed alle raccolte di fondi a favore dell’armamento della Guardia Nazionale che si erano tenute in città, come testimoniano gli elenchi densi di nomi che compaiono su fogli volanti e giornali. Entusiastica e calorosa era stata anche la partecipazione femminile, sia in occasione delle raccolte di fondi (si veda ad esempio il foglio volante pubblicato dalla municipalità il 18 febbraio, con centinaia di nomi) che nel corso delle rappresentazioni teatrali, spesso trasformate in occasioni di tripudio patriottico (celebre rimase la serata del 2 marzo al Teatro Comunale di Bologna: nell’occasione cori femminili integrarono la rappresentazione ufficiale, suscitando l’entusiasmo generale). Per ritrovare un simile entusiasmo si dovrà aspettare il 1848.
Testo di Andrea Facen: Antichità di Carta: antichitadicarta@alice.it