ANTOLOGIA – IL BEL VIAGGIO, Giovanni Papini – Enzo Palmieri, Palumbo, Febbraio 1954


ANTOLOGIA – IL BEL VIAGGIO, Giovanni Papini – Enzo Palmieri, Palumbo, Febbraio 1954

Giovanni Papini

Racconti di Mezzanotte

Il Bel Viaggio, Antologia


  • Libri – Saggi – Riflessioni

    Libri, Saggi, Riflessioni

    Nell’antichità, i percorsi del riutilizzo delle cose erano condizionati tanto dal logorarsi degli oggetti, quanto dal modo in cui la natura utile o superflua era percepita secondo le coordinate culturali di coloro che le utilizzavano.

    Un abito, una sedia, un piatto venivano riconsiderati come utili o “gattivi”, “tristi” in conseguenza della loro apparenza, della stima espressa dai loro nuovi proprietari e delle necessità che soddisfacevano.

    Come dichiarato nel trattato sul superfluo economico di Bonaventura da Bagnoregio, l’utilità non era un attributo economico assoluto, ma variava a seconda dell’identità di chi faceva uso dei beni, dei tempi, dei luoghi e della situazione economica generale.
    La porpora si addiceva ai cardinali e all’aristocrazia ma non agli artigiani o ai mercanti, il velluto cremisi era adatto a rappresentare l’onore di chi non aveva svolto alcun mestiere manuale da almeno trent’anni, ma era un lusso superfluo per chi apparteneva a famiglie di macellai, merciai od orefici.

    Utilizzare e riutilizzare le cose implicava l’esercizio di una capacità di scelta, stabilita per legge soprattutto dal Tre al Quattrocento, e richiedeva una competenza nel riconoscere l’utilità relativa delle cose che si maneggiavano.
    Era importante sia per sfuggire alle penali che punivano chi consumava quello che non avrebbe dovuto, sia per dimostrare di saper distinguere l’utile dall’inutile così da poter ricavare un profitto e appartenere a pieno titolo al proprio gruppo socio-professionale.

    Il discernimento dell’utile e dell’inutile aveva anche un significato sociale: era prescritto dalle norme suntuarie, insegnato dai testi di pedagogia mercantile ma anche imposto dal desiderio di partecipare, per esistere come cives e come esseri umani degni.

    Tutto questo è al centro dell’ultimo libro di Giacomo Todeschini, “Seconda Mano”. Lo trovate in tutte le librerie: bit.ly/SecondaManoSalerno

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  • Carlo Alberto ROSSI – GUBBIO – Set Piatti Da Appendere

    C.A. ROSSI GUBBIO Set Piatti Da Appendere – #ceramica

    Nato a Gubbio nel 1903, dopo aver lavorato presso la manifattura di Ingino Baffoni, “Lavori a Riverbero Mastro Giorgio Gubbio” apre nel 1932, insieme al fratello lo scultore e pittore Antonio Maria Rossi, un laboratorio ceramico, denominato “Rossi Ceramiche”, la cui produzione è costituita da ceramiche tradizionali eugubine arricchite da lustri metallici e vasellame ispirato alla produzione dei buccheri etruschi.
    Negli anni ’40/’50, dopo aver interrotto la collaborazione con il fratello si dedica alla realizzazione di alcuni lavori su disegno di Giò Ponti.
    Carlo Alberto Rossi muore nella sua città natale nel 1970.

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    Buccheri Antonio Rossi

    Buccheri Antonio Rossi è un laboratorio di ceramiche a Gubbio, fondato negli anni ’30 dai fratelli Antonio Maria e Carlo Alberto.
    Per molti anni l’attività è stata gestita dal maestro ceramista e architetto Gaetano Rossi, figlio di Antonio, proseguendo la tradizione di famiglia della lavorazione del bucchero, un tipo di ceramica dalla caratteristica colorazione nera e dall’origine molto antica.
    La ricerca di nuovi equilibri e la purezza nelle forme caratterizzano da sempre l’attività di questa manifattura che, oltre ad aver realizzato negli anni ’50 modelli di Gio Ponti, vanta la presenza di opere esposte al museo della ceramica di Valencia in Spagna.
    Dopo la scomparsa del maestro Gaetano, la figlia Letizia Rossi prosegue l’attività gestendo il laboratorio e continuando la produzione dei pezzi: sculture e opere di design, ma anche lampade, piatti, ciotole e altri oggetti di arredo sono realizzati a mano secondo la tradizione artigianale.


  • Attilio Rinaldi – Classe 1899 – Impresa Agricola – Zola Predosa

    #Bisnonno Attilio


  • Serie di monete fior di conio del 1982

    Serie di monete fior di conio del 1982

    Link sulle monete commemorative


  • Il Secolo XX – Maggio 1924

    Il Secolo XX  di Maggio 1924

    […]Poiché del passato basta quel che nel presente appare. I nostri sotterranei e non svelati pensieri, neppur essi muoiono: nulla perisce: anche ciò che fu soltanto pensato e non espresso è materia, è sole, è aria che si trasforma. […]

    Francesco Flora


La busta arancione – Mario Soldati


“Tu, di fronte a me, sei uno zero!”

La busta arancione – Mario Soldati
Arnoldo Mondadori Editore
1° Edizione 1966
“Voleva spiare sul mio volto le tracce, o leggere nel mio sguardo la confessione, dei peccati da me commessi e che tanto la facevano soffrire: in realtà, credeva che la facessero soffrire come peccati, era come tradimenti che la facevano soffrire. E non tanto la prontezza del gesto con cui aveva strappato il foulard, quanto la strenua persistenza di questa volontà d’indagare gelosa mi rassicurava che non fossimo affatto alla fine.”
pagg.177\178
“Salvo la permanente sempre in ordine, un po’ di rossetto, e qualche camicetta di seta, Pierina
era identica all’anno prima: ma per me adesso, era come una divinità che veneravo segretamente.
Non passavo mai davanti al terrazzino senza che mi battesse il cuore. Coglievo ogni pretesto,
uscivo varie volte al giorno, per poterla vedere, per salutarla, perché lei rispondesse al mio saluto:
ma non osavo salutarla sempre, e cioè a troppo breve distanza di un tempo una volta dall’altra:
e così mi capitava di contentarmi di passare sotto il terrazzino e di levare lo sguardo quanto bastava
per vedere le sue gambe, che erano grosse ma fatte benissimo:
con i polpacci potenti, e le caviglie sottili. Quelle gambe, intraviste tra le foglie del glicine,
e sempre, nonostante il calore estivo, ben inguainate e ben modellate dalla seta delle calze,
con le scarpette nere, lucide, dal tacco a punta, restano ancora tra le memorie più care
e più disperate della mia vita.
Perché ho scritto “disperate”? Dio solo sa se, più tardi, e specialmente dopo la morte di mia
madre, mi sono rifatto! Ma no, non so… Sento vagamente che quella visione era colma di
una voluttà misteriosa e suprema, piena di un desiderio che, forse, negli anni successivi, non ho
provato, mai più. con tanta violenza. E la ragione potrebbe essere questa:
che dopo di allora. forse, non mi sono sentito, mai più, così lontano
dalla possibilità di una soddisfazione!
Desiderare e sapere positivamente che il desiderio non sarà esaudito:
era la crudeltà stessa di questa contraddizione a trasformare le gambe di Pierina
in qualche cosa di sublime: un immagine, per me, al tempo stesso naturalissima e
sovrannaturale.”
pagg.48\49
“…è come se io non esistessi…!”


Mario Soldati e la Letteratura

“Credo che nei miei libri ci sia sempre una certa allegria. Anche quando sono tristi, mentre li leggi, non te ne accorgi. Mi torna in mente un’espressione che Giacomo Debenedetti usò per il mio romanzo La busta arancione. Chi lo trova triste, chi tragico. Lui mi disse: «Non importa. Quel che conta è che a un certo momento tu fai sentire quella tua marcia ungherese». La frase mi colpì e domandai a Massimo Mila: c’è un genere musicale a sé chiamato marcia ungherese? Mi disse che è un unicum, inventato da Berlioz nella Dannazione di Faust. […] Un pezzo di musica esaltante,dove c’è un po’ di tutto: pennacchi, tamburi, girandole, farandole, speroni; e va avanti, ed è sempre una marcia con tante variazioni, credo che un po’ in tutte le cose che scrivo ci sia questa marcia ungherese”.

Soldati a Nello Ajello, «La Repubblica», 29 novembre 1985

“Nei miei romanzi c’è sempre dell’autobiografia. La mia opera più fantastica è Lo smeraldo, eppure proprio in essa che dovrebbe essere la meno autobiografica, esistono dei passi che appartengono alla mia vita: i figli, il messaggio telepatico che riguarda la morte della mia prima moglie. Insomma, pur essendo inventato, Lo smeraldo è uno dei più vissuti dei miei romanzi”.

Soldati ad Anna Maria Rotoli, 5 aprile 1978 (in Soldati, a cura di Massimo Grillandi, 1979)

Le opere letterarie

* La madre di Giuda (tragedia in un atto, in versi), 1923;
* Pilato (tragedia in tre atti), Torino, Sei, 1925;
* Catalogo della galleria d’arte moderna del museo civico di Torino 1927;
* Salmace (sei novelle), Novara, “La Libra”, 1929; ripubblicato con una nota di C. Garboli, Milano, Adelphi;
* America primo amore, Firenze, Bemporad, 1935, poi: Roma, Einaudi, 1945; Milano, Garzanti, 1956; Milano, Mondadori, 1959 e 1976; Milano, Emme Edizioni, 1975; (con lo pseudonimo di Franco Pallavera)
* Ventiquattro ore in uno studio cinematografico, Milano, Corticelli, 1935, poi: Palermo, Sellerio, 1985;
* La verità sul caso Motta, Milano, Rizzoli, 1941, poi: Milano, Mondadori, 1967 e 1973;
* L’amico gesuita (racconti), Milano, Rizzoli, 1943, poi: Milano, Mondadori 1979;
* Fuga in Italia, Milano, Longanesi, 1947, poi: Milano, Edizioni Scolastiche Mondadori 1969;
* A cena col commendatore, Milano, Longanesi, 1950, poi: Milano, Mondadori, 1961 e 1977;
* L’accalappiacani, Roma, Atlante, 1953;
* Le lettere da Capri, Milano, Garzanti, 1954, poi: Milano, Mondadori, 1961, 1976 e successive edizioni;
* La confessione, Milano, Garzanti 1955, poi: Milano, Mondadori, 1959 e 1980 e Milano, Adelphi, 1991;
* I racconti, Milano, Garzanti, 1957;
* Il vero Silvestri, Garzanti, 1957, poi: Milano, Mondadori, 1959 e 1971;
* La messa dei villeggianti, Milano, Mondadori, 1959, poi: 1982;
* I racconti 1927-1947,Milano, Mondadori, 1960 (riedizione dei Racconti, Milano, Garzanti, 1957);
* Canzonette e viaggio televisivo (poesie), Milano, Mondadori, 1962;
* Storie di spettri (racconti), Mondadori, 1962;
* Le due città (romanzo), Milano, Garzanti, 1964, poi: Milano, Garzanti, 1985;
* La busta arancione (romanzo), Milano, Mondadori, 1966, poi: Mondadori, 1984;
* I racconti del maresciallo, Mondadori, 1967;
* Fuori (cronache di viaggio), Mondadori, 1968;
* Vino al vino – Viaggio alla ricerca dei vini genuini, Mondadori, 1969, poi: Mondadori, 1981;
* I disperati del benessere (viaggio in Svezia), Mondadori, 1970;
* L’ultimo Don Chisciotte, prefazione a H. Furst, Il Meglio,
Milano, Longanesi, 1970;
* L’attore (romanzo), Milano, Mondadori 1970, poi: Mondadori, 1975, quindi Milano-Novara, Mondadori-De Agostini, 1986;
* 55 novelle per l’inverno, Milano, Mondadori, 1971;
* Vino al vino 2, Milano, Mondadori, 1971, poi: Milano, Mondadori, 1981;
* Da spettatore (cronache del cinema), Mondadori, 1973;
* Un prato di papaveri (diari), Mondadori, 1973;
* Il polipo e i pirati (fiaba illustrata), Milano, Emme Edizioni, s.d. [ma 1974];
* Lo smeraldo (romanzo), Milano, Mondadori, 1974, poi: Mondadori, 1985;
* Lo specchio inclinato (diari), Mondadori, 1975;
* Vino al vino 3, Mondadori, 1975, poi: Mondadori, 1981;
* La sposa americana (romanzo), Mondadori, 1977, poi: Mondadori, 1980;
* Lettere di Mario Soldati, Mondadori, 1979;
* Addio diletta Amelia (ritorno in America), Mondadori, 1979;
* 44 novelle per l’estate, Mondadori, 1979;
* La carta del cielo (antologia per la scuola media a cura di N. Ginzburg), Torino, Einaudi 1980;
* L’incendio (romanzo), Milano, Mondadori, 1981;
* La casa del perché (racconti), Mondadori, 1982;
* Lo scopone, in collaborazione con Maurizio Corgnati, Mondadori, 1982;
* Nuovi racconti del maresciallo, Milano, Rizzoli, 1984;
* L’architetto (romanzo), Rizzoli, 1985;
* L’avventura in Valtellina (diario), Bari, Laterza, 1986;
* Ah! Il Mundial! (cronaca sportiva), Milano, Rizzoli, 1986;
* El Paseo de Gracia (romanzo), Rizzoli, 1987;
* Regione regina (raccolta di scritti già editi dedicati alla Liguria), Roma, Laterza, 1987;
* Rami secchi (ritratti e ricordi), Milano, Rizzoli, 1989;
* Le sere (ritratti e ricordi), 1994, Rizzoli.