Serie di Cartoline Postali, con soggetto floreale, dipinte a mano 1918-20

Cartoline Postali,

con soggetto floreale

dipinte a mano 1918-20

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Rara cartolina postale augurale. Soggetto floreale dipinto a mano, con poesia.

30 Marzo 1918

La cartolina come strumento della diffusione dell’identità nazionale, leggi sotto

2014-12-07 11.29.32Simona Rinaldi http://www.tarabaralla.net

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Simona Rinaldi http://www.simonarinaldi.net
2014-12-07 11.26.21
Simona Rinaldi http://www.simonarinaldi.net

Sulle Cartoline Postali

Strumento nuovissimo, la cartolina nasce come forma di corrispondenza intorno al 1870, grazie ad un professore di economia viennese, Emanuel Hermann, il quale, studiando l’efficienza del servizio postale austriaco, suggerì la possibilità di inviare messaggi più brevi e rapidi così da aumentare il traffico postale e, di conseguenza, anche i guadagni. La sua idea fu accolta positivamente, tanto che il 1° ottobre 1869 fu emessa la prima cartolina, ancora bianca sia sul fronte che sul retro.

Per quanto riguarda la cartolina illustrata, l’idea sembra invece da attribuire ad un cartolaio e libraio di nome Léon Besnardeau, residente nella piccola cittadina di Sillé-le-Guillaume (oggi poco più di 2.500 abitanti), nel Dipartimento della Sarthe, nel nord della Francia. Nel novembre del 1870, in occasione dello scoppio della guerra franco-prussiana, si accamparono nelle vicinanze di questa località 40.000 soldati della 1° armata di Bretagna, che in brevissimo tempo, per scrivere alle famiglie, esaurirono tutta la dotazione di carta e buste del paese. Il signor Besnardeau a quel punto tagliò in rettangoli di 6 cm per 9 cm le copertine avanzate dai quaderni usati per fornire carta da lettere ai soldati, e fece stampare sulla faccia destinata all’indirizzo immagini a soggetto militare (fucili, tamburi, cannoni), accompagnate da scritte di carattere patriottico. L’idea ebbe un enorme successo, tanto che, ancora oggi, a lui è intitolata la sala cinematografica del paese. Lentamente, l’innovazione si diffuse in tutti i paesi europei, giungendo in Italia nel 1874, mentre la cartolina illustrata giunse qualche tempo più tardi, con la produzione di soggetti paesaggistici e di altri dedicati alla famiglia reale. L’innovazione si rivelò un grande successo commerciale, decretato soprattutto dalla passione per il collezionismo di questi cartoncini che, sin dal loro primo apparire, divennero oggetto di collezione, e status simbol della classe borghese in rapida ascesa all’interno del nuovo stato: l’album delle cartoline, accuratamente raccolte e spesso accompagnate da annotazioni, faceva sempre bella mostra di sé nei salotti borghesi di fine secolo, e lo scambiarsi cartoline divenne quasi un obbligo non solo in caso di viaggi, ma anche per semplice piacere di comunicare (in un tempo in cui, comunque, non esistendo il telefono, con la cartolina si potevano sostituire semplici biglietti di informazioni ed appuntamenti). Lentamente, poi, da patrimonio di una cerchia piuttosto ristretta della borghesia, l’uso della cartolina illustrata incominciò a diffondersi, raggiungendo ogni ceto sociale. La passione collezionistica spinse poi, con tempestività, gli editori, a volte semplici cartolai di lungimiranti vedute, ad emettere serie di soggetti dedicati ad eventi mondani. La Casa Reale dominava nettamente i soggetti prescelti, con semplici ritratti, matrimoni, nascite, lutti o memorie storiche, ma sempre più numerosi divennero i soggetti dedicati alle manifestazioni celebrative, alle Esposizioni economiche e manifatturiere, alla storia lontana e vicina del paese, agli Eroi del passato recente e remoto, agli eventi di cronaca – celebri restano le serie dedicate al Terremoto di Messina del 1908 – e soprattutto al mondo militare: ogni Reggimento o Brigata, ogni Distretto militare o Legione di Carabinieri, faceva stampare serie di cartoline dedicate al proprio presente – città di stanza, luoghi delle esercitazioni militari, spedizioni di soccorso alle popolazioni cui si era partecipato… – ma anche al proprio passato: nascita del Reggimento, episodi bellici in cui ci si era distinti, comandanti eroici che ne avevano fatto parte… Un vero profluvio di cartoncini illustrati, che freneticamente viaggiavano lungo la penisola, spesso con messaggi molto espliciti “con preghiera di ricambiare…” o simili, proprio in virtù della smania collezionistica dilagante.

Per consultare l’intero Fondo delle Cartoline della Grande Guerra del Museo del Risorgimento, cliccare qui.
Per visionare il Fondo di Storia postale ‘Giorgio Tabarroni’, cliccare qui.

La cartolina come strumento della diffusione dell’identità nazionale | Cerchiamo ora di capire come questo nuovo strumento di comunicazione abbia potuto giocare un ruolo nella creazione dell’identità nazionale. Per esigenze di spazio presentiamo qui una scelta di soggetti necessariamente limitata. Nonostante questo, è semplicissimo individuare le linee-guida seguite dal Governo liberale nel tentativo di inoculare nella nuova nazione il senso di appartenenza al nuovo Stato. Questo sentimento, non certo innato nelle popolazioni italiane del tempo, per molta parte ancora confuse dagli eventi appena trascorsi, al contrario andava stimolato, fatto emergere, sino a farlo diventare parte del sentire comune della gente comune, di quella gente che ormai era sì legalmente parte di uno Stato diverso da quelli precedenti, ma che ancora non vi si riconosceva. Erano infatti ancora molto presenti le identificazioni nelle “piccole patrie”, nelle comunità locali, nelle comunità linguistiche, in quelle religiose, a volte nelle comunità politiche scomparse, il tutto a discapito dell’identificazione piena nel nuovo sistema. Questa fu la sfida dello Stato di fine Ottocento, sino al conflitto scoppiato nel 1915. E fu una sfida persa, perché viziata sin dall’inizio da un malcelato “sospetto”, da una latente diffidenza, presente nelle alte gerarchie dello Stato, nei confronti di quelle stesse genti che si volevano leali e “partecipative”, ma sempre alla debita distanza! In epoca di Destra Storica dunque il tentativo di “fare gli italiani” fu inficiato da caratteristiche troppo “alte”, trasmesso cioè con messaggi destinati esclusivamente ai singoli, alle individualità, o al massimo alle piccole comunità, a scolari meritevoli, a lavoratori valenti… Con l’avvento al potere della Sinistra Storica, nel 1876, le modalità di trasmissione della recente memoria storica divennero maggiormente attente alle popolazioni intese come “masse”, senza comunque abbandonare del tutto le ritualità precedentemente adottate. Questo forse perché la Sinistra Storica aveva nelle proprie file molti rappresentanti “popolari”, provenienti dai ranghi del volontarismo garibaldino, del mazzinianesimo, di idee genericamente democratiche, sensibili ai primi fermenti socialisti. Si trattava di un agglomerato vario e non omogeneo, ma sicuramente meno timoroso delle “masse popolari”, e soprattutto conscio della necessità del loro coinvolgimento, della necessità di fornire alla parte più umile ma più numerosa del popolo una identificazione profonda con lo Stato/Nazione, anche al fine di evitare eccessi e pericolose tendenze che già si erano presentati sulla scena europea e che ancora spaventavano non poco tutte le nazioni. Questo tentativo di rendere più vicino al popolo l’ideale di unità nazionale e di fare condividere a tutti la memoria dei recenti avvenimenti prese numerose e diverse strade. Una di queste fu appunto l’uso delle cartoline: elemento di comunicazione rapida, comprensibile anche agli scarsamente alfabetizzati, economico, divenne lo strumento forse più diffuso. I cartoncini a soggetto storico divennero comunissimi, anche se spesso la “memoria” trasmessa era una falsa memoria, più vicina alla leggenda che alla storia. Ma che importava? Ciò che contava era la trasmissione di “storie” a tutti note, assimilabili da tutti, grandi e piccoli, abitanti delle città o delle piccole comunità, uomini e donne… Troviamo esempi numerosi di ciò: cominciamo a vederne alcuni.

………segue al link

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